La pluralità del singolare – BI-BOx Art space (stand 10) a SETUP Art Fair 2014

BI-BOx Art space partecipa anche a questa seconda edizione di SETUP la fiera di arte contemporanea di Bologna che presenta trenta giovani gallerie e i loro progetti curatoriali. Per l'edizione 2014 BI-BOx ha scelto come tema di riferimento l'identità o meglio la pluralità del singolare: noi siamo il risultato delle nostre storie personali, della memoria che portiamo sulla nostra pelle, di chi ci ha generato, di chi ci ha amato, di abbiamo conosciuto e di tutte quelle esperienze o occasioni che ci sono mancate. Ma il nostro Io si manifesta talora anche attraverso camuffamenti che sono abiti che indossiamo per raccontare un altro diverso da noi, perché vorremmo essere quell'altro, oppure insistiamo nello spettacolarizzazione ritraendoci in modo ossessivo, nel selfie imperante che mette sempre l'Io in primo piano. Così gli artisti canadesi che partecipano al premio SETUP under 35, Charles-Antoine Blais Métivier e Serge-Olivier Rondeau, usano Facebook e ricercano in rete, come archeologi, immagini di personaggi del quotidiano, amici o sconosciuti, per archiviarle in alcune macroaree che documentano soggetti e comportamenti ricorrenti. Dimostrano così come l’infinito (l’ingente quantità di foto postate) sia riducibile al finito (il ristretto numero di raggruppamenti), l’inclassificabile e indefinibile (l’esistenza di ciascun individuo) al classificabile e definibile (i nomi delle macroaree). Così come scrive Ilaria Bernardi,” il reportage presentato in occasione di Setup Art Fair 2014, da strumento di conoscenza obiettiva diviene quindi medium per una riflessione soggettiva sull’io. Le fotografie anonime (perché non artistiche e prive di qualità estetiche), scelte, fotografate e accostate le une alle altre da Blais Métivier e Rondeau, tradiscono un intervento autoriale che induce a porci l’eterna domanda su chi siamo; o meglio: il nostro volto (o profilo Facebook) è davvero nostro oppure è soltanto una maschera “in vetrina” che altri (in primis, il servizio di rete medesimo) possono rivendere e/o far propria?”. Il pesce dell'artista bolognese che predilige l'uso della biro Alessandra Maio si delinea con l'ossessiva ripetizione della frase “mi sento un pesce fuor d'acqua” e esprime così il senso della propria inadeguatezza, della propria fragilità; Opiemme, artista visivo torinese, disegna in Tonno e alici un grande tonno che copre la carta nautica dell'isola d'Elba del 1989 e riadatta una frase di Calvino, che indica come la natura si manifesta quando noi vediamo ciò che più non ci aspettiamo: la realtà è sorpresa, è un riscatto del prevedibile; Gigi Piana realizza con materiale leggero e trasparente in PVC ritratti come trame di tessuti, dove il leggero sfasamento della figure crea un effetto straniante orfano del principio della somiglianza per lasciare spazio ad un ritratto concettuale del sé; Francesco Arecco con le sue sculture in legno leggero presenta 1,2,3 dove alla serialità delle due sculture contrasta con una evidente assenza rispetto al titolo, mentre con Limosine e Testimoni troviamo piccole sculture come presenze curiose e talora enigmatiche.

Foto Marvellini dichiarano immediatamente nei loro ritratti una volontà straniante, per cui i ritratti di fine ottocento diventano superoi, icone dell'arte pop o personaggi dei cartoni animati. Tania Brassesco & Lazlo Passi Norberto, artisti veneziani, con la fotografia Fairy book ci rimandano ad una Alice nel paese delle meraviglie, icona di una storia di crescita del sé attraverso esperienze eccezionali nel mondo assurdo e al rovescio di un sogno. GEC presenta alcuni suoi progetti che sono il risultato di adesioni collettive presentati, sostenuti e condivisi sui socialnetwork ad indagare temi di grande attualità.