DEFRAG
Mostra personale di Massimo Corona

11.11 │ 24.12.2016

Inaugurazione venerdì 11 novembre 2016 alle ore 21.00.

Il tutto è più della somma delle singole parti

Nelle opere di Massimo Corona (Biella, 1968) si legge il piacere dello sguardo che si perde su una città. Barcellona, Berlino, Bologna, luoghi cari all'artista – tra cui la stessa città natale, Biella – convivono con altre metropoli lontane, come Belgrado. La veduta aerea, tanto cara ai maestri del Rinascimento, viene presa in esame dalle carte dell'artista, che deframmenta l'immagine centellinando i movimenti della bic o del pennello. Nel caso della penna, l'uso di due colori primari – il rosso e il blu – accosta alla dimensione ottica e analitica del lavoro un elemento di sintesi che permette di focalizzare l'attenzione su certi particolari delle città, che diventano motivi astratti, decontestualizzati, per poi perdersi nel totale non appena ci si allontana appena dall'opera. Il tutto è realizzato attraverso un'attenta ricerca di equilibrio e rigore morbido, mai stridente, ma che sottolinea come al processo di sintesi corrisponda sempre una perdita, sia essa semantica o conoscitiva. In effetti, tutte le nostre esperienze come esseri umani si configurano come deframmentazioni di dati esterni naturali: l'occhio comprime gli stimoli che i suoi recettori registrano, l'orecchio scandaglia le onde che lo attraversano cercando di tradurle in informazioni per il cervello, e così via. Tutto questo porta inevitabilmente ad una percezione che ci dà l'essenziale sì, ma che lascia molto dietro di sé. Non a caso, infatti, Umberto Eco ha scritto che non può esserci traduzione senza un qualche livello di tradimento.
Nel momento in cui Corona prende in mano il pennello, mettendo da parte la carta in favore della tela, l'utilizzo di due o tre colori predominanti fa sì che l'opera perda il connotato prettamente grafico che il segno della bic aveva generato, in favore della stratificazione cromatica, componendo ogni volta una teoria del colore nuova e personale. Sommando tono su tono, con un rimando a Paul Klee, il quadro guadagna di energia e forza nuove. Il percorso espositivo presenta, oltre alle carte e alle tele, anche una serie di sculture: teste umane ad occhi chiusi che, anche se realizzate con un'attenta indagine realista, sembrano avere la stessa serenità delle teste di Amedeo Modigliani. Le sculture riprendono in parte il carattere di attenzione alla figura umana che i dipinti più vecchi di Corona presentavano, isolando però l'elemento sostanziale, che ci distingue in quanto forme di vita uniche. Li accomuna la presenza delle piante vive sulla sommità del capo, che crescono e continueranno a crescere per tutta la durata della mostra e oltre.
In occasione della mostra è stato stampato un catalogo in tiratura di 100 copie da E20progetti con un testo critico a cura di Claudia Contu.